LA WUNDERKAMMER
“Attraverso l’arte, che è opera del ‘genio’, l’uomo si immerge nell’oggetto della sua contemplazione e dimentica per un istante ogni preoccupazione, desiderio o bisogno, come se si spogliasse di se stesso e si elevasse al di sopra del tempo.” (Arthur Schopenhauer)
Wunderkammer, la camera delle meraviglie, è un’espressione usata per indicare particolari ambienti in cui, dal XVI secolo al XVIII secolo, i collezionisti erano soliti conservare raccolte di oggetti straordinari: da quelli forniti dalla natura naturalia (foto naturalia) a quelli creati dall’uomo artificialia. Unico elemento in comune, la capacità di destare meraviglia, ed è questo l’intento dell’attuale raccolta di opere e oggetti, che spazia dai fossili, alla pubblicità anni ’60, dai quadri, alle sculture, dagli albori della multimedialità alla storia della medicina ….
Nel secondo percorso tematico l’attenzione si sposta dalla città alla persona.
L’opera di Gianasso “Abbracci” (foto abbracci) rappresenta la sicurezza degli stretti rapporti interpersonali; il mirabile intreccio di arti risulta a cavallo fra realtà e finzione: braccia maschili, braccia femminili, ma anche arti di statue. L’intervento umano si stratifica: crea la rappresentazione della realtà, poi nel tempo compaiono anche alcune scritte su di essa, e anche il corpo stesso della persona è utilizzato come supporto della creazione artistica con il tatuaggio….il tutto unito dal “fil rouge” in un continuum.
Lavoro e espressione artistica, Alessandra Vione è pittrice e restauratrice. Nei suoi quadri unisce elementi della sua professione: stucco, foglia oro, pigmenti…. con la figura, molto spesso femminile, colta in momenti diversi della sua vita (foto vione). In questo caso indossa ancora i costumi di scena, ha appena smesso di recitare e, seduta, sta uscendo dal personaggio (Charlie Chaplin) per calarsi nuovamente nella quotidianità.
Il confronto con i modelli proposti dal cinema, in questo caso Tom Cruise, è presente anche nell’opera di Enrico Di Iorio (foto di iorio). Pur non conoscendo direttamente gli attori, né avendo un’idea della loro realtà personale, il loro modo di presentarsi può ispirarci e fungere per certi aspetti da modello. Il tempo passa, il loro volto rimane cristallizzato nel momento di maggior fama, ma è il supporto (foto, film, articolo…) che inizia a mostrare i segni del tempo.
Troviamo invece lo sguardo celato nell’opera “le regard” di Victor Fleur (foto le regard). Gli occhi sono la parte del corpo in grado di trasmettere la maggior quantità di messaggi non verbali; studi di neurofisiologia hanno dimostrato che sono la parte del volto sulla quale si fissa più volte lo sguardo di un interlocutore. In patologie psichiche gravi come l’autismo una delle caratteristiche cliniche è quella di evitare costantemente lo sguardo diretto. In questo caso gli occhiali a specchio consentono di percepire la realtà che circonda la protagonista dell’opera senza riuscire a far breccia nel suo mondo diversamente da quanto veniva rappresentato nei ritratti del passato, i più riusciti dei quali descrivevano attraverso lo sguardo caratteristiche del temperamento del soggetto.
Nelle opere di Ferdi Giardini (foto ferdi giardini 1) troviamo una prospettiva completamente nuova nella rappresentazione del corpo femminile, tradizionalmente molto presente attraverso i secoli, ma in questo caso dissimulato dalla capacità dell’autore di proporlo da un punto di vista diverso, macroscopico. Il corpo non viene rappresentato nella sua armonia globale, ma vengono raffigurati solo particolari, come in questo caso un capezzolo abbinato ad un altro elemento della produzione artistica del passato: verdure e frutti. Anche questi elementi però non vengono composti nella disposizione classica della natura morta, ma sono presi singolarmente dando risalto alla sinuosità di particolari strutturali ingranditi, che li avvicinano esteticamente alle forme anatomiche di cui sopra.
La realtà è oggi fissata e riproposta in scatti e video. Abbandonate le laboriose tecniche del passato (conservate nella vetrina come esempio di multimedialità arcaica) (foto vetrina), abbiamo sempre per le mani un oggetto adatto a scattare una foto o fare un filmato.
Il protagonista dell’opera di Paolo Chiarloni è un tutt’uno con la sua telecamera (foto chiarloni); l’ambiente circostante non esiste più, l’unica realtà è quella vista attraverso “l’occhio” della macchina da presa …. noi di fronte al quadro. Unici altri elementi sono la scaletta dell’aereo e la mina antiuomo: oggi le possibilità di spostamento sono molto maggiori rispetto al passato e quindi possiamo allargare facilmente i nostri orizzonti; l’unico elemento purtroppo rimasto immutato è la nostra bellicosità. Esempio di violenze che si ripetono nel tempo sono gli attentati alle minoranze.
Nell’opera di Roberto Zargani (foto zargani 1)“pogrom ve-atikva” (devastazione e speranza) un ghetto del nord est europeo è incendiato, da ultima la sinagoga (stetl) nella quale avevano trovato rifugio alcuni ebrei. Un personaggio riesce a scappare, portando con sé due bambini, dirigendosi verso un villaggio della Palestina; il suo manto da preghiera (taleth) diventerà la futura bandiera di Israele. In un angolo del quadro lo stolto,che vaga senza meta.
“Convivenza pacifica in armonia” sembra voler dire Carlotta Tarabra con il suo delicato acquerello (foto tarabra) che ritrae la sinagoga di Torino immersa in un cielo stellato, con persone che passeggiano tranquillamente nei pressi dell’edificio. La serenità che pervade l’osservatore dell’opera rende viva la speranza nella possibilità della convivenza tra persone di qualsiasi credo o convinzione.
Tuttavia la fonte di sofferenza principale per l’uomo sovente è l’uomo stesso. Carlo D’Oria medita su questo tema realizzando una “corona di spine” (foto corona di spine) composta da persone. La vicenda “umana” di Cristo ci insegna, fra le altre cose, che il vero problema è il male che serpeggia fra noi, tanto da far sì che un innocente venga odiato e punito con una pena inaccettabile solo per un intrigo di relazioni umane basate su potere e denaro.
L’epilogo è nella Crocefissione di Roberto De Marchi (foto crocefissione). La vicenda è ben nota, non è più necessario rappresentare la sofferenza come in passato: l’autore utilizza forme essenziali, geometriche. Da un lato la croce, dalla quale emana la luce che investe le due figure femminili più importanti del Vangelo: la Madonna e la Maddalena nel momento apicale del dolore. Una sofferenza profonda, che leva ogni possibilità di azione e cristallizza l’attimo drammatico….ma la luce, la vera protagonista di tutte le opere di De Marchi è la speranza.
I solidi delle opere di De Marchi li ritroviamo nelle sculture di Massimo Ghiotti (foto ghiotti). La figura geometrica perfetta, che ci affascina in natura come elemento strutturale di base (un cristallo ad esempio), viene qui assemblata in strutture più complesse, quasi a rappresentare plasticamente il concetto di frattale. La leggerezza della composizione contrasta con la massa della materia plasmata (l’acciaio) in un mirabile effetto percettivo.
Le opere esposte di Riccardo Cordero e Luisa Valentini sottolineano la perfezione della sfera. Cordero ci offre il fascino dei corpi celesti con “meteora”. L’universo, rappresentato e studiato nel passato con le sfere armillari, viene qui racchiuso in cerchi e orbite che però si spezzano (molto significativo il titolo dell’ultima mostra: ”macromondi spezzati”); la figura completa è nella mente dell’osservatore, l’autore interrompe l’andamento continuo dei cerchi, spezza un equilibrio per crearne uno nuovo, più complesso (foto meteora).
Luisa Valentini è un’attenta studiosa della natura e aiuta l’osservatore a cogliere la simmetria e la ripetitività armoniosa di elementi semplici, che caratterizza moltissime realtà naturali osservate da vicino. Nella sua opera “soffioni” (foto soffioni) le singole parti, sul punto di volare via, compongono delicate sfere pronte a perdere la loro unione perfetta al primo colpo di vento, per dare in seguito origine a nuove realtà.
La rottura di un equilibrio, l’importanza dell’errore torna nelle trame di De Marchi. All’interno della trama apparentemente regolare e perfetta si inseriscono delle difformità: alcune linee non sono dritte, alcuni riquadri non sono completi. Nella storia dell’uomo alcuni “errori” hanno portato a scoperte determinanti (da un terreno di coltura andato a male è nata la penicillina), nell’evoluzione genetica combinazioni casuali innescano la spinta evolutiva.
La percezione è uno dei fenomeni neurofisiologici più interessanti. Qualsiasi espressione artistica fa leva su aspetti peculiari di stimoli percettivi per evocare risposte emotive. Andrea Chiesi realizza un’opera con il suo consueto stile (foto chiesi 2), che al primo sguardo pare una foto in bianco e nero, mentre in realtà si tratta sempre di oli su tela. La realtà viene rappresentata con un gioco di chiaro-scuro, che accentua l’impatto emotivo dal momento che il bianco e nero ci riporta alle immagini del passato. Nel quadro troviamo anche un riflesso: rappresentazione della realtà operata dalla natura. Questa peculiarità di riproporre una realtà usando un mezzo è anche alla base della doppia accezione del verbo “riflettere”, dove il mezzo utilizzato per la “riflessione” non è più l’acqua (come in questo caso), ma il nostro cervello. L’inganno percettivo dell’opera è poi ulteriormente spiegato dalla parte volutamente lasciata solo a matita. Tre fenomeni differenti, contenuti in un solo dipinto.
Dal Muro del pianto, unica testimonianza rimasta del tempio di Gerusalemme, al muro fra Ebrei e Palestinesi, dalla Grande Muraglia al muro di Berlino (ora solo più museo all’aperto), dal muro di confine fra USA e Messico, al famoso “the wall” dei Pink Floyd….il muro è un’altra realtà che torna nella storia ed è sempre presente nelle opere di Enzo Gagliardino (foto gagliardino). Protegge, ma divide, è sovente confine fra persone, in senso materiale o figurato. E’ quasi un’ossessione per questo autore, con le sue schiere di ordinati mattoni, ma aperto con ampie finestre, che riflettono il mondo naturale fatto di cielo e nubi, senza però lasciar mai passare gli sguardi di chi è al di fuori.
I muri spesso sono il supporto dei graffiti, espressione artistica frequentemente fonte di discussione perché confusa con danni e scarabocchi tracciati da teppisti, realtà parallela. Parliamo invece qui di veri artisti che offrono la loro arte alla città decorando aree generalmente prive di rilevanza artistica con opere tecnicamente di alto livello e spesso di profondo significato. In questo caso Galo (foto galo) presenta il suo “gigione” personaggio frequentemente presente sui muri di Torino, ora proposto su tavola con la stessa forza espressiva, che ci rimanda al tipico personaggio urbano iperstressato.
La crisi è presente da troppo tempo per non aver attirato l’attenzione degli artisti, che come moderne “Cassandre” hanno precocemente intuito questa realtà in anni in cui il fenomeno non aveva ancora raggiunto i drammatici livelli odierni. Nel 2008 Andrea Chiesi (foto chiesi 1) dipingeva il rarefarsi dell’attività produttiva come una fabbrica ormai svuotata; parallelamente il mercato, rappresentato dal carrello del market, è anch’esso fermo e vuoto. Anche qui forse il barlume di speranza arriva dal fondo del capannone dove si scorge un bagliore di luce.
Gino Garrone ci parla del difficile periodo che attraversa l’Italia rappresentando la nazione con panni stesi dai colori della bandiera, ma al contrario (foto garrone italia). L’immancabile protagonista di tante opere, la cagnolina Minima, è accovacciata con un’espressione eloquente nei pressi di una porta che si apre verso un ambiente completamente buio, verso un futuro ignoto.
Luisa Jacobacci (foto jacobacci) rappresenta l’informazione, che ha un grosso ruolo nei periodi difficili, come una superficie di quotidiani attraversata da crepe e ferite. Tutti rimaniamo infatti scossi dal seguito di notizie spesso tragiche che ci bombardano spaziando dalla politica alla cronaca, all’economia, alla sanità, alla scuola…. Il senso di “crollo” degli attuali sistemi e delle certezze, viene qui mirabilmente rappresentato.
Il vecchio insegnante, raffigurato da Roberto Zargani nell’opera “la scala” (foto la scala), faticosamente cerca di portare avanti il mestiere più importante: la formazione delle generazioni future. La scala è lunga, ci sono insidie (il gatto nero), ma anche la luce: motivare i giovani, trasmettere il sapere di chi ci ha preceduto, stimolare entusiasmo e fiducia nel futuro sembra arduo in questo periodo, ma le difficoltà sono superabili.
Dalle guerre, alla crisi, all’inquinamento, l’uomo può creare danni enormi. Con il consueto umorismo, Bruno Bozzetto nel suo Bolero raffigura i dinosauri che osservano attoniti questa realtà, per poi estinguersi proprio a causa dell’avvento dell’uomo. (foto bozzetto 2) Forzatura scientifica certamente, ma monito molto efficace.
Capita di vivere in microcosmi spesso artificiali, bolle che racchiudono ambienti quasi irreali: posti di lavoro, centri commerciali, luoghi di divertimento, strutture sanitarie…Enrico De Paris (foto de paris) rappresenta tale realtà realizzando piccoli ambienti dentro ad alambicchi usati nei laboratori, all’interno dei quali alcune persone stanno trascorrendo la loro vita.
Un messaggio che alla fine degli anni ’60 Bruno Bozzetto aveva rappresentato in maniera molto incisiva nel cortometraggio “la vita in scatola” (foto bozzetto1). In questo caso il microcosmo era costituito e delimitato dagli impegni sempre più pressanti della quotidianità, con spazio sempre più ridotto per sentimenti, fantasia e natura.
Momenti di evasione possono essere vissuti anche attraverso l’arte grazie alla capacità di alcuni artisti di rappresentare immagini mentali dando vita alla pittura surreale. Maestri di questo ambito dell’arte figurativa sono Lorenzo Alessandri (foto aereo + foto golden lion), Rocco Forgione e Dionisia Goss.
Alessandri nell’ultima produzione della sua vita ha dipinto le “camere dell’hotel Surfanta”. In ogni camera (strutturalmente identica alle altre: una porta, il numero identificativo e nessuna finestra) è documentata una realtà negativa: droga, solitudine, pena di morte (opera esposta), razzismo, impossibilità di farsi sentire, tentazione di approfittare di un moribondo (opera esposta) (foto pendolo)…. Ogni composizione tuttavia, pur nella drammaticità contiene un segno di consolazione: una candela, un animale da compagnia, una farfalla…
Rocco Forgione nella sua ricchissima e varia produzione artistica ci offre innumerevoli immagini che ci accompagnano in un lungo sogno popolato di animali fantastici (foto forgione), origami animati e viventi, ibridi uomo-insetto, personaggi a metà strada fra sculture e androidi, città fantastiche o campagna simile all’Eden. La tecnica pittorica è estremamente raffinata e con tempi di esecuzione certamente non consueti in buona parte dell’arte contemporanea.
Dionisia Goss (foto goss) illustra il suo mondo immaginario e a volte grottesco in opere popolate da lussureggianti vegetazioni, sassi levigati, donne dalle elaborate capigliature, corolle filamentose da cui talvolta fanno capolino fragili e timide creature.“L’arte rappresenta per me l’astrazione dalla realtà, l’unico modo per difendermi dalle paure e dalle contraddizioni della vita.”(DG)
Le fiabe invece non sono una fuga dalla realtà e non vanno confuse con il surreale; fanno parte della tradizione popolare e sono in genere legate a fasi della vita di un personaggio con fine educativo e morale.
Paola Bisio realizza opere astratte spesso ispirate da fiabe della tradizione russa, in questo caso Vassilissa e la strega Baba Jaga (foto bisio). Nel racconto si fa riferimento a tre colori: il rosso, il bianco, il nero, legati sia ai tre momenti della giornata (notte, alba\tramonto e giorno), sia all’esistenza di una persona (nascita, vita, morte), sia a stati d’animo correlati a queste tinte (si veda ad esempio il recente romanzo “Bianca come il latte, Rossa come il sangue” di A.Davenia). Risulta un insieme armonioso ricco di possibilità di coinvolgimento emotivo dell’osservatore.
La scultura di Sandro Cherchi (foto scultura cherchi) dissimula la figura umana in una struttura apparentemente inorganica, che richiama formazioni rocciose modellate dagli eventi atmosferici.
Sono invece sculture che arredano: la lampada “foulard” di Ferdi Giardini e il tavolino “focolare” di Dertuio: la prima crea un gioco di riflessi tra le pieghe della tela e l’elemento quasi fluido della base (foto ferdi giardini2);
il secondo introduce nell’ambiente la gradevolezza del caminetto unita al piacere della lettura accanto al fuoco (foto dertuio).
A causa dell’avvicendamento dell’esposizione delle opere, non tutto ciò che viene descritto in questa sezione è presente attualmente nell’ambulatorio dell’arte.